Le case coreane tradizionali hanno in genere poche stanze e le camere sono piccole e con il soffitto basso (normalmente meno di 2 metri) perché gli inverni sono molto freddi e si fa prima a scaldare un ambiente con un volume d'aria limitato. I soffitti bassi non danno fastidio perché nelle stanze ci si siede sul pavimento, riscaldato quando fa freddo. Il pavimento naturalmente è sempre tenuto pulitissimo ed è morbido al tatto perché è foderato di carta gialla impermeabilizzata. Anche per dormire si usa il pavimento su cui si stende un materassino che durante il giorno viene poi tolto e messo in un armadio a muro. Per questo motivo, i mobili coreani tradizionali non sono grandi come i nostri.
Sono di solito mobili piccoli, ma raffinati: il mobile più comune è un tavolino basso, normalmente con intagli in madreperla (detto soban), che viene portato nella stanza quando ce n'è bisogno, per esempio per i pasti, già imbandito a mo' di vassoio.
La lanterna illustrata qui sopra, risale a circa 200
anni fa ed è costruita in bambù. Misura 12,7 x 12,7
cm di base e 28 cm in altezza ed è esposta a Seul
nel museo del Folclore e dell’Arte nel palazzo
Kyŏngbok.
Talvolta nelle camere si trova uno stipo in legno per riporre i vestiti,
costruito con una lavorazione accurata, ma si tratta di tutte cose
piccole e leggere, che si possono spostare con facilità. Gli artigiani
del legno del passato profondevano tutta la loro arte, quindi, in
oggetti piccoli e di uso comune.
I mobili grandi e pesanti come i
nostri armadi, ad esempio, non sono comparsi che di recente, quando si
sono costruite case all'occidentale.
Il tavolino per i pasti, illustrato a destra, risale al 19º secolo e misura 48 cm in diametro e 33 cm in altezza. È un tavolino “con le zampe di tigre” perché le gambe assomigliano a quelle della tigre.
La
parte superiore, in legno di olmo, ha la parola “longevità” intarsiata
in centro, circondata da figure di pesci, onde, nuvole, con il sole, il
tutto in madreperla.
I due segmenti che uniscono a due a due le gambe del tavolino
servivano a due scopi: a far sì che le punte delle gambe non rovinassero
il pavimento delle camere, che è abbastanza delicato, e in secondo
luogo ad appenderlo a un chiodo su una parete in cucina, quando non era
in uso, come d'altronde si fa ancora oggi.
Il mobiletto a quattro piani qui a sinistra è decorato con corno di bue, è del 19º secolo e misura 53 cm in larghezza, 31 cm in profondità e 96 cm in altezza (museo dell'Università femminile Ewha, (Seul).
Ognuno dei piani di questo mobiletto usato per riporvi la biancheria è
decorato con differenti simboli della longevità.
Il semplice disegno
dei cardini in ottone dei quattro gruppi di sportelli è in armonia con
l'elaborato disegno delle superfici in
corno di bue dipinte.
È chiamato mobiletto “a capoletto” perché di notte veniva posto, sul
pavimento di fronte a questo mobile, un materassino morbido per dormire.
Ricordiamo che, in Corea, una camera aveva più funzioni: di giorno era
il nostro “soggiorno”, all'ora dei pasti diventava la “sala da pranzo”
(dove, di solito, consumava i pasti il marito mentre la moglie mangiava
in cucina) e di sera si trasformava in “camera da letto”.
Ci si sedeva e
ci si coricava direttamente sul pavimento, sempre pulitissimo e
riscaldato.
In ogni sezione di questa scatola, che veniva usata da una famiglia
altolocata, si poneva un diverso cibo: pesciolini, verdure, alghe,
germogli di soia, e così via. La scatola esterna è ottagonale e ognuna
delle parti è unita alle altre con legami in metallo. La lacca nera
all'esterno e la lacca rossa all'interno doveva rendere più appetitoso
il cibo.
Nella foto a sinistra, piccola scatola portavivande del 19º secolo dalle dimensioni molto contenute: 20 x 12,5 x 12 cm.
È costituita da due parti unite fra loro con cardini posti sul retro.
Ognuna delle parti contiene due cassetti, con due fori di ventilazione
su ciascun lato: i fori servivano anche per spingere fuori i cassetti.
I
cardini e gli elementi di fissaggio sui bordi sono sia funzionali che
ornamentali.